Venezia:
Associazione Guide Turistiche Venezia
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TORCELLO
Torcello è il principio e la fine. E’ l’alfa e l’omega dello straordinario
percorso storico che ha originato la civitas veneciarum. E’ la
più venerata e amata delle isole lagunari. Quando nel VII secolo Venezia
era solo un agglomerato di incolte isolette attorno al Rivus Altus (il
"canale profondo" diventato poi Canal Grande) Torcello era già
un importante insediamento con qualche migliaio di abitanti. Ancor prima
- ed è quello che gli archeologi strenuamente stanno cercando di dimostrare
- aveva probabilmente ospitato delle strutture portuali della vicina Altino
e, chissà, forse alcune mansiones romane. Questa Venezia
primigenia nasce secondo la storia ufficiale con l’arrivo dei Longobardi
all’inizio del VII secolo nell’Italia settentrionale. Le popolazioni che
ancora abitavano la decaduta città romana di Altino si rifugiarono nelle
lagune per fondare nuovi insediamenti sotto la protezione di Bisanzio
che ne garantirà per alcuni secoli la sicurezza con la sua flotta. E’
così che mercanti e salinari, maiores e pescatori, ricchi e poveri,
uniti in una lotta perenne contro il pericolo costante delle inondazioni
crearono un nuova civiltà anfibia con capitale Torcello. Una civiltà fiorente
tanto da essere citata (unica località in laguna) come emporion mega
nell’anno 953 dall’imperatore Costantino Porfirogenito. Oggi Torcello
conta solo 11 abitanti, una natura rigogliosa e, memento gloriae, la stupenda
Basilica di Santa Maria Assunta insieme alla
superstite chiesa di Santa Fosca. La Basilica
è il più antico edificio della laguna datando la sua fondazione al 639
così come possiamo ancora leggere dalla piccola lapide infissa nel presbiterio.
Tutto il resto è stato lentamente divorato dal tempo e dai veneziani che
usarono le antiche chiese e palazzi come materiale da costruzione per
la nascente Venezia, proprio come avevano fatto i primi abitanti delle
lagune con le rovine della città di Altino. Per finire l’opera Napoleone
ha chiuso e poi abbattuto quel che rimaneva nell'isola. Sono infatti cinque
le chiese scomparse tra il 1810 e il 1835. La visita della Basilica ha
certo il suo fulcro nei preziosi mosaici veneto-bizantini
del Diaconicon e del Giudizio Universale
(famose le scene con le pene dei sette peccati capitali) opere impostate
alla fine del XI secolo da maestri musivarii bizantini e, a detta degli
esperti, tra i più importanti esistenti in Italia di questo periodo. Santa
Maria Assunta offre al visitatore interessato, moltissimi altri spunti
come i raffinatissimi plutei del presbiterio
con i mistici pavoni e leoncini in marmo cipollino; ancora nel presbiterio
il pavimento fatto di marmi policromi mostra ancora – singolarità unica
per un pavimento - tracce d’oro; un grande sarcofago romano riutilizzato
per custodirvi le reliquie di S. Eliodoro e non ultimo un apparentemente
inspiegabile bassorilievo di chiara ispirazione pagana con una figura
con ruote e ali ai piedi. Tutto questo e molto di più è Santa Maria Assunta.
Usciti dalla chiesa visitiamo la bizantina Santa Fosca a pianta centrale
com’era d’uso per gli antichi martyrion. Interessante e ricco di reperti
di varia provenienza e epoca è il Museo di Torcello
nelle sue sezioni medievale e moderna. A questo punto immancabile è la
salita in cima al millenario campanile per
ammirare il magnifico panorama sulla Laguna Nord e Burano. Da questo luogo
speciale nel 1834 George Sand scriverà del "silenzio inconcepibile
della natura" e di quell’ineffabile emozione che prende ognuno alla
vista dell’isola dall’alto. Un’emozione che ben vale la fatica dell’ascesa.
E’ infatti il connubio perfetto tra una natura rigogliosa sospesa tra
velme lagunari, campi di carciofi, vigne e antiche vestigia che ammalia
maggiormente il visitatore oggi come ieri. Sin dal 1936 la raffinata locanda
Cipriani con solo sei camere e il rinomato ristorante offre ai
suoi ospiti pace e tranquillità. Ospiti illustri tra cui i reali d’Inghilterra,
Wiston Churchill, Ernest Hemingway, Charlie Chaplin e tanti altri. Giunti
a questo punto per chi ancora volesse esplorare Torcello al di fuori dei
percorsi battuti l’itinerario guidato può proseguire con la visita ad
una fattoria didattica (dove si coltivano
le pregiate castraure) o, superato il Ponte del diavolo, con la visita
alle rovine dell’antica chiesa di San Giovanni Evangelista
circondati da una natura di incomparabile bellezza.
BURANO
Otto chilometri di laguna separano l’isola di
Burano da Venezia. Eppure Burano è un mondo a parte che poco ha a che
fare con la caotica Venezia. Qui persino il dialetto è differente. Ricco
di vocali con un intercalare melodioso sembra essere, secondo l’opinione
di molti studiosi, il retaggio antichissimo delle prime popolazioni paleovenete.
L’isola è da sempre famosa per i suoi merletti e le caratteristiche case
variopinte per le quali si danno molte spiegazioni perlopiù fantasiose.
Sino alla metà del ‘900 l’economia dell’isola si basava principalmente
sulla pesca e l’agricoltura mentre oggi è il turismo con i merletti e
la ristorazione a fare la fortuna di Burano. Qui infatti a detta di molti
raffinati gourmet si possono gustare i migliori piatti di pesce dell’Adriatico.
Mentre la coltivazione dei campi a Mazzorbo e Mazzorbetto è stata in gran
parte abbandonata dopo l’acqua alta del 1966, sopravvive, ed è considerevole
fonte di reddito per numerose famiglie, la
pesca tradizionale praticata nelle tre attività
principali dai cosiddetti moecanti (i pescatori delle
prelibate moeche, i piccoli granchi molli della laguna)
dai seragianti e novellanti.
Camminando lungo le rive nei mesi di aprile e ottobre capita spesso di
vedere le abili mani dei pescatori buranelli impegnati nella cernita dei
granchi. Ma Burano non è solo buona cucina e merletti. Nel Duomo
di San Martino in piazza Galuppi possiamo ammirare un magnifico
dipinto giovanile di Gianbattista Tiepolo,
La Crocifissione, tre piccole
tavole quattrocentesche di Giovanni Mansueti
e tante altre opere della tradizione popolare che raccontano le curiose
leggende dei santi protettori dell’isola. Sempre in piazza Galuppi visitiamo
il Museo del Merletto recentemente rimodernato e
dotato di sistemi audiovisivi all'avanguardia per la spiegazione delle
varie tecniche del merletto. Di inizio ‘600 il "punto rosa",
impalpabile ricamo fatto più con l’aria che con il tessuto, è la più alta
espressione di questa arte oggi purtroppo in via d’estinzione. Inoltre
– se possiamo definirlo così - il Museo del Merletto è anche un museo
vivente: sono infatti le ultime anziane merlettaie che lo animano riunendosi
qui ogni giorno, forse ahimè ancora non per molto, per lavorare il merletto
secondo l’antica tradizione a beneficio dei visitatori. Burano e la vicina
Mazzorbo (possibile passeggiata alla splendida vigna
murata della tenuta Venissa ex Scarpa-Volo), seppure molto cambiati
in questi ultimi anni, hanno conservato il loro fascino schietto e semplice
di piccolo borgo lagunare dove la gente vive in una dimensione propria
immune da affanni e frenesie. Qui ogni famiglia tiene ancora sotto casa
la propria barca come altrove si fa con le auto. Grazie alla spontaneità
dei suoi abitanti, ai silenzi delle sue rive assolate ed ai colori delle
sue piccole case che si specchiano in una laguna immobile e eterna Burano
è luogo d’elezione per schiere di artisti e poeti di ogni tempo.
MURANO
Murano l’isola del vetro? Certo, ma non solo.
Murano è una piccola Venezia da scoprire. Ha un suo Canal
Grande, i suoi Palazzi, le sue chiese millenarie e la quiete che
forse manca alla sorella maggiore Venezia. Un’isola di 4500 abitanti con
una forte identità plasmata attorno all’industria del vetro che l’ha portata
ad una fama mondiale nel campo del vetro artistico. Sin dal 1291 per decisione
del Maggior Consiglio si trasferiscono tutte le fornaci di Venezia a Murano.
Fu un vero bando, un confino dettato dal costante pericolo di incendi
che periodicamente devastavano la città a quei tempi ancora tutta di legno.
Curiosa e affascinante la storia del vetro di Murano: la sfida allora
era tra fiolari e cristalleri, due arti ben distinte che si contendevano
il primato della sostanza più trasparente: vetro o quarzo? Una sfida vinta
solo alla fine del XIV secolo con il vetro soffiato ottenuto da una miscela
particolare di "sabbie" da risultare tanto trasparente qausi
quanto il "cristallo di rocca" usato dai concorrenti. L’industria
del vetro fu sempre tenuta nella massima considerazione dal governo tanto
che rischiava la pena di morte chi, semplice lavorante o maestro, si arrischiasse
a svelare la "ricetta" segreta del vetro cristallo. La visita
ad una delle numerose vetrerie attive oggi
a Murano è un’esperienza irrinunciabile per chi visita l'isola per la
prima volta. Ma attenzione: per vedere con i propri occhi i maestri vetrai
all’opera bisogna visitare le fornaci in un giorno infrasettimanale negli
orari di lavoro altrimenti si rischia di assistere solo ad una banale
dimostrazione. Giusto compendio alla visita di una fornace è l’interessante
Museo Vetrario che espone nelle sue delicatissime vetrine opere
che abbracciano venti secoli di storia: dalle urne cinerarie delle necropoli
di Zara e Altino, ai famosi lampadari Briati a "ciocche"
in pasta di vetro per finire con le opere moderne di Archimede
Seguso. Ma come abbiamo detto non c’è solo il vetro, tutt’altro: la chiesa
dei Santi Maria e Donato varrebbe da sola
la visita a Murano. Di antiche origini viene riedificata in stile romanico
lagunare all’inizio del XII secolo, soltanto qualche decennio dopo la
nuova fabbrica della Basilica di S. Marco. E’ quindi una delle chiese
più antiche della laguna e come San Marco e S. Maria Assunta di Torcello
presenta interessanti elementi architettonici che altro non sono che reperti
riciclati della città romana di Altino. Meraviglioso con il suo ricco
bestiario medievale è invece il pavimento a mosaico. Pavoni, grifoni,
galli, volpi e grilli ognuno con un preciso significato escatologico affascinano
oggi il visitatore così come un tempo erano fonte d’ispirazione per i
fedeli. Ancora più curiose le enormi ossa esposte dietro l’altare maggiore
appartenute secondo la leggenda al dragone che San Donato avrebbe ucciso
con la sola forza del suo sputo. Per non parlare poi del "Bottazzo
di Sant’Alban" che, prodigio della fede popolare, era fonte inesauribile
di un prelibato vino. Lasciando San Donato e i suoi misteri volgiamo un
ultimo sguardo al magnifico abside romanico che si affaccia sul pittoresco
rio omonimo. Da qui torniamo verso Fondamenta dei Vetrai per una visita
alla chiesa di San Pietro Martire. Oltre
che un luogo di fede S. Pietro è anche una speciale pinacoteca per le
sue preziose tele rinascimentali come quella di Giovanni Bellini che raffigura
l’arcigno e contestatissimo doge Agostino Barbarigo. Ultima opzione muranese
è una passeggiata lungo la Fondamenta Venier sino alla solitaria e malinconica
Santa Maria degli Angeli. La chiesa con il
suo inusuale prato erboso davanti alla facciata, oggi chiusa per un interminabile
restauro, ci ricorda le funamboliche tresche amorose del ventottenne Casanova
con alcune giovani monache del vicino convento.
GUIDETOVENICE
MARTINO RIZZI
Cell.
+39 3289485671
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